"Il Ciclo di Allenamento”: Consapevolezza, Autonomia e Responsabilità

Marta Boccalatte • 20 dicembre 2024

"Il Ciclo di Allenamento”: Consapevolezza, Autonomia e Responsabilità

Prendo a prestito dalla Psicoterapia della Gestalt il concetto di Ciclo di Contatto (Ciclo dell’Esperienza). Secondo questo approccio, il Ciclo dell’Esperienza descrive un processo che tutti attraversiamo, in modo più o meno consapevole, quando viviamo un’esperienza significativa, memorabile e trasformativa. 

Questo ciclo aiuta a comprendere come affrontiamo i nostri bisogni e desideri, come e se li soddisfiamo e, infine, come attribuiamo un significato all’esperienza che abbiamo vissuto. Vediamo come questo processo si sviluppa in una situazione quotidiana, come ad esempio la decisione di incontrare un amico per una conversazione importante.


MI prendo la libertà di riassumere, per facilità espositiva, le fasi del Ciclo dell’Esperienza in tre momenti. 

Il “prima”si percepisce un bisogno o una sensazione che ci motiva ad agire. Immagina di sentire il desiderio di parlare con un amico, perché hai bisogno di condividere qualcosa che ti preoccupa o perché vuoi semplicemente passare del tempo con lui. In questo momento, riconosci un'esigenza emotiva o relazionale che ti porta a considerare un'azione, come chiamare quella persona.

Il “durante”una volta che il bisogno è chiaro, entri nella fase che la Gestalt chiama del “contatto” in cui esplori attivamente la situazione e agisci per soddisfare il tuo bisogno. Nel caso dell'incontro con l’amico, questo potrebbe significare organizzare l’appuntamento, decidere cosa dire, ed essere pronto ad ascoltare e condividere. Il contatto implica un impegno reale con l'esperienza: ti trovi coinvolto nel momento, vivendo attivamente la relazione e l'interazione.

Il “dopo”: dopo l'incontro, arriva il momento della riflessione. Questa fase ti permette di valutare come è andato l’incontro: ti senti soddisfatto? Hai avuto l'opportunità di esprimere ciò che volevi dire? Ti sei sentito ascoltato e compreso? La riflessione post-contatto ti aiuta a dare un significato all’esperienza, a capire se ha soddisfatto il bisogno iniziale e a trarre insegnamenti per il futuro. Forse ti rendi conto che avresti voluto parlare di un argomento diverso, o che l’incontro ti ha fatto sentire più leggero e connesso. In ogni caso, la riflessione ti permette di fare un bilancio e di migliorare nella gestione delle tue relazioni future.


Quando il ciclo si sviluppa senza interruzioni, l’esperienza risulta essere completa e soddisfacente. Se, però, il processo viene interrotto, ad esempio, se non riconosci il tuo bisogno iniziale, non agisci per soddisfarlo o non rifletti sull’esperienza, potresti sentirti incompleto o insoddisfatto. Immagino che avrai provato la sensazione di aver lasciato a metà qualcosa!Essere consapevoli di ciò che vogliamo fare, di come lo facciamo, e di come valutiamo ciò che abbiamo vissuto è essenziale per vivere esperienze più piene e significative.


Il concetto di Ciclo dell’esperienza che abbiamo visto in psicoterapia della Gestalt si applica in modo molto simile anche al Ciclo di allenamento, dove la consapevolezza, l’intenzione e la riflessione giocano un ruolo fondamentale per ottimizzare i risultati e l’esperienza stessa. Sebbene non ci si aspetti che ogni allenamento sia trasformativo o memorabile, l'applicazione del Ciclo di Contatto nella programmazione dell’allenamento favorisce una connessione maggiore tra gli atleti e il processo. Questo, a sua volta, può aumentare la motivazione, migliorare la concentrazione e rendere l’esperienza più presente e coinvolgente.

Quando gli atleti sono consapevoli del loro bisogno di miglioramento, del perché stanno facendo quello che fanno (l’intenzione), e hanno l’opportunità di riflettere sui progressi o sugli insuccessi, l'allenamento diventa non solo un atto meccanico, ma un processo che stimola il loro impegno emotivo e mentale.


Le tre fasi del ciclo di allenamento funzionale: dalla teoria alla pratica. 

 

AVVIO (3-5 minuti): Prima di iniziare l’allenamento, prenditi dai 3 ai 5 minuti per comunicare ai tuoi atleti che cosa farete oggi, questo presuppone che tu abbia chiari quali sono gli obiettivi dell’allenamento e come intendi raggiungerli. Rifletti se ti capita spesso di decidere all’ultimo cosa fare o se prepari e pianifichi la settimana di allenamento e quanto sei abituato a comunicarlo ai tuoi ragazzi. Puoi fare questo durante la loro fase di riscaldamento a terra, accertati di guardarli negli occhi e che loro di possano sentirti. 

Inoltre, mentre comunichi quello che farete puoi chiedere loro di riflettere su come si sentono fisicamente e mentalmente, utilizzando una scala di valutazione da 0 a 10 (ad esempio, “quanto carichi vi sentite oggi?”). Questo aiuta gli atleti a prendere consapevolezza del loro stato psicofisico, facilitando una maggiore auto-regolazione durante la sessione.

 

AZIONE: Questa è la fase più tecnica, quella in cui l'esecuzione e l'applicazione delle competenze si fanno più evidenti, ed è qui che la tua esperienza e autorevolezza come allenatore giocano un ruolo fondamentale. E, se la fase preparatoria è stata ben strutturata, noterai che diventa più facile osservare e fornire feedback mirati. In particolare, grazie a quanto discusso precedentemente con gli atleti riguardo il loro livello di energia e i loro obiettivi, avrai una visione più chiara di come stanno affrontando l'allenamento. Potresti anche riscontrare un maggiore impegno da parte loro, con un'attenzione più focalizzata, una responsabilità crescente nel proprio processo e una maggiore autonomia nell'adattarsi alle sfide dell'allenamento.


CHIUSURA: (7-10 minuti): 

Una delle cose che ricordo maggiormente quando ero atleta era la “fuga” a fine allenamento, compresa la mia!. Dopo ogni sessione, era comune vedere molti correre via, senza fermarsi a riflettere sull’esperienza appena vissuta. Talvolta, si poteva avere un confronto individuale con l’allenatore, ma non ricordo l’abitudine di una chiusura collettiva, di un momento di sintesi in gruppo. Questa riflessione finale, invece, l’ho imparata nei gruppi di terapia gestaltica, dove venivamo invitati, anche solo con una parola a testa o un breve momento di riflessione personale, a pensare a cosa ci portassimo via da quella giornata. Che cosa quella esperienza ci aveva lasciato. Che cosa avevamo scoperto di noi stessi, qualcosa di nuovo o di diverso. Un piccolo cambiamento, una consapevolezza che prima non c'era.

Sono consapevole che non tutti gli allenamenti abbiano lo stesso significato o la stessa intensità. Ogni sessione può essere vissuta in modo diverso, con alti e bassi, e dedicare qualche minuto al feedback finale è un modo per non lasciare andare perdute le piccole conquiste, le nuove consapevolezze, siano esse tecniche o emotive. Anche una riflessione breve può contribuire a consolidare ciò che è stato appreso e a dare un senso più profondo all’esperienza. Non solo i progressi tecnici, ma anche i momenti di difficoltà, che offrono altrettante occasioni di crescita e auto-compassione.

Inoltre, sappiamo bene che la fase di stretching per i nostri muscoli è fondamentale. Non solo per prevenire infortuni, ma anche per favorire una buona ripresa fisica. Lo stretching aiuta a rilassare i muscoli e a riportare il corpo in uno stato di equilibrio dopo l'intensità dell'allenamento.  Usa questo momento per una riflessione collettiva alla fine dell'allenamento, come uno "stretching" emotivo e mentale (in Gestalt la chiamiamo Integrazione)Dedicarvi anche solo pochi minuti può ottimizzare i benefici della sessione, permettendo a ciascun atleta di “stirare” le proprie emozioni, pensieri e sensazioni, lasciando andare eventuali tensioni e raccogliendo ciò che di positivo può essere portato nel futuro.


Un ciclo di allenamento funzionale, che integri consapevolezza fisica, mentale ed emotiva, porta a risultati superiori non solo dal punto di vista atletico, ma anche nella gestione della motivazione e nella responsabilizzazione degli atleti. La psicologia dello sport con un approccio gestaltico, che valorizza il momento presente e la percezione individuale, aiuta gli atleti a prendere coscienza del proprio corpo e della propria mente, favorendo una performance più equilibrata e consapevole.





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